Ennesimo abuso nel Cpr di Milano

Ennesimo abuso nel Cpr di Milano

È stata Fanpage a diffondere la storia di un ragazzo internato nei cpr italiani – centri di detenzione per i migranti irregolari, lager istituzionalizzati di cui l’abuso soggettivo e sistemico sono le colonne portanti.

Dopo aver vissuto in Germania per otto mesi, infatti, il 30enne tunisino è arrivato a Bologna in cerca di lavoro. Fermato dalla Forza Pubblica per un controllo, ha esibito un documento di soggiorno risalente al 2020. Quindi, trasferito al Cpr di via Corelli (Milano) in vista del rimpatrio forzato, si è cucito la bocca con un fil di ferro tentando lo sciopero della fame in una protesta collettiva promossa in collaborazione con altrə prigionierə.

(Via: Fanpage)

Il video, ricondiviso da diverse piattaforme di militanza antirazzista, ritrae ben sei agenti di Polizia che, Mercoledì 2 Novembre, hanno prelevato il ragazzo dalla sua cella, costringendolo a terra, nel corridoio della struttura, per recidere le cuciture di ferro che ne impedivano il rimpatrio.

Il giovane 30enne, la cui identità rimane ignota, è stato rimpatriato in Tunisia, con grande preoccupazione della moglie e del figlio di dieci anni, rimasti in Italia. Vorrebbero ricongiungersi con lui, racconta il ragazzo a Fanpage, ma non hanno la disponibilità economica per permettersi il biglietto aereo.

Come denunciano lə attivistə di Mai Più Lager, l’autolesionismo e i suicidi sono una costante all’intero dei lager istituzionalizzati. Nei Centri di Permanenza per Rimpatri, come nelle carceri, ogni diritto è in balia della sacra autorità dello Stato, che stabilisce quando e se assecondare la validità delle istanze migratorie. Quando e se il diritto al movimento, alla transizione propria dell’attraversamento di spazi, è legittima.

Senza condanna legale, colpevoli di aver varcato la soglia di confini fittizi, costruiti sugli interessi dei potenti e frutto di ridimensionamenti post-bellici, subiscono la brutalità sovranista che si impone sui nostri corpi e i loro moti.

Istituiti nel 1998 dal governo Prodi (centrosinistra) con la legge Turco-Napolitano, vennero inizialmente chiamati CPTA (Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza). Nomenclatura successivamente sostituita con CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e, infine, in accordo con la delibera della legge Minniti-Orlando del 2017, presero l’attuale denominazione di CPR.

Dal decreto 130/2020 dell’allora Ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, il periodo di detenzione tocca i 90 giorni, con la possibilità di estenderlo fino a un massimo di 120.

L’avvenimento narrato da Fanpage non incarna un’eccezione, l’anomalia inevitabile che si presenta nell’armonia generale, bensì la normalità.

Solo pochi giorni prima, un’altra persona è stata reintegrata nella medesima struttura con un pila da telecomando nello stomaco, dopo essere stata ricoverata per averne ingerite pur di non subire la deportazione.

Perfino Gregorio de Falco, ex senatore del Centro Democratico, ha assemblato un dossier riportando le condizioni disumane in cui riversano lə internatə nel CPR milanese.

Uno dei pochi, De Falco, ad aver avuto accesso ad una struttura dedicata alla detenzione senza reato. Nel 2011, infatti, Roberto Maroni, allora Ministro dell’Interno, ha diramato una circolare che nega l’accesso alle strutture per migrantial fine di non intralciare le attività loro rivolte”.

Formalmente, il provvedimento venne surclassato lo stesso anno dalla direttiva firmata dalla ministra Cancellieri.

Fattualmente, ad eccezione delle Forze dell’Ordine, nessun ente e nessun individuo può varcare la soglia dell’Inferno.

“Ancora oggi la sospensione del divieto non rappresenta de facto la garanzia della libertà di informazione. Capire e raccontare cosa accade in questi luoghi è estremamente difficile a causa della discrezionalità con la quale le richieste di accesso vengono gestite e trattate.”

– LasciateCIEntrare

Sul tema dei rimpatri l’omertà è l’atteggiamento preminente da parte delle Istituzioni.

Anche la testata Altrəconomia, su volere del Ministero dell’Interno, denunciava di essersi vista negata la possibilità di accedere a documenti e accordi sulle deportazioni, per motivi di sicurezza nazionale.

A causa della scarsa trasparenza delle realtà predisposte alla gestione delle situazioni migratorie, dagli accordi internazionali fino ai dati specifici del territorio nazionale, si brancola nel buio.

Avvenimenti di questo stampo dovrebbero sprigionare l’indignazione collettiva. Invece, le barbarie dei lager si reggono saldamente sull’indifferenza, se non l’appoggio, degli italiani – brava gente!

La sezione commenti del post pubblicato da FanPage ospita il degrado individualista che è conseguenza delle retoriche anti-immigrazioniste di anni e anni di propaganda politica becera.

Senza cognizione di causa sul tema dei centri di detenzione per soggettivitá migranti, i paladini della legislazione italiana si son prodigati in elogi alle Forze dell’Ordine e condanne cieche alla vittima delle loro violenze.

A queste persone, diciamo: no, paladini della legislazione italiana. Non siete dalla parte dei deboli se invocate il rispetto di leggi ingiuste per giustificare la violenza della Polizia.

Siete pecorelle al guinzaglio con zero spirito critico. Pattume ambulante che si crede umano perché versa due lacrimucce sui video tristi di Facebook, mentre lə migranti versano il sangue sui pavimenti dei lager in cui vengono rinchiusə in virtù di un ordine disfunzionale e repressivo in cui scegliete deliberatamente di sguazzare.

In vece della legittima rabbia politica che smuove dalle ingiustizie quotidiane, rivendichiamo un mondo in cui non ci sia spazio per voi e i vostri pregiudizi.

Auspichiamo un mondo senzai confini, senza dogane, che vada oltre i tornelli, le frontiere, le mura erette da chi vuole imporsi sui nostri corpi e i nostri moti.

E, nelle nostre rivendicazioni, lo ammettiamo: il mondo sarebbe un posto migliore se vi svegliaste freddi.



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Pubblicato da Thomas Cavagna

Classe 2003. Diplomato al Liceo delle Scienze Umane e immatricolato alla Facoltà di Storia dell'Alma Mater di Bologna, appassionato di scienze umane e sociali, politica e attualità. Vena polemica stridente con il carattere mite, amante della lettura e assiduo ascoltatore del Barbero Podcast. Attivista nelle piazze e sulle piattaforme social.

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